martedì 28 giugno 2011

Che poi c'è anche l'aborto volontario o spontaneo e la "conservazione"


"Nessun uomo può perdere ciò che non ha mai avuto" 
I. Walton

Per giungere ad un aborto ci deve essere imprescindibilmente un atto di creazione: voluto, cercato, capitato; subdolo, caparbio, inconsapevole.
Comunque sia l'atto , o meglio il frutto dell'atto, deve essere visto e riconosciuto, con occhi che, partendo dal nostro essere, si allargano verso il continuum formato dagli Altri, che sono la società, le persone che ci conoscono e stimano e le persone che non ci conoscono o non ci stimano.
Già! Anche un figlio reale non rimane solo un interrogativo egoistico di chi lo genera. 
Può esserlo, i casi sono molti, ma primariamente lei/lui è concepito per scindersi e giungere all'autodeterminazione: è il contesto prossimo o lontano che investe e  condiziona la scelta di partorirlo o abortirlo.
E' così diversa la scelta di un artista verso ogni sua singola opera?
Non abbiamo statistiche, né classificazioni qualitative o quantitative - fantasticamente oggettive - su quello che gli hard disk dei nostri personal computer di creativi (a tempo pieno, parziale o degli spiccioli di tempo) contengono a livello di opere abortite. 
Auto abortite spontaneamente perché esteticamente brutte, oppure troppo intime e quindi fastidiose per il nostro Io. 
Opere bocciate. Soppresse. Imprigionate in sottocartelle o in memorie esterne. Abortite dal noi razionale, ma congelate potremmo dire dall'Io ideale, emozionale.

Premere il tasto cancella è difficile, costoso a livello emotivo, perché anche da una fotografia nata male, un dipinto sgarrato, una grammatica frastagliata, un calzino appeso, può realizzarsi il senso di una parte di noi che comunica inevitabilmente qualcosa di personale ma anche di universale.
Per questo il tasto aborto è così complicato, soprattutto quando esiste il tasto congela/conserva.
E tutto rimane lì, immagine o parola, embrione geneticamente costituito, ma dal quale volendo si può mantenere ed elaborare una parte: solo il ceruleo degli occhi, la trama di una pelle vellutata, o il cervello, o un nervo.

Ma davvero il congelamento è più sensato di un aborto? 
O il tutto è solo una conseguenza degli artefatti* che la tecnologia ci mette a disposizione?





Maruska Nesti




* per artefatto intendo una creazione umana di modalità operativa/comportamentale.





Img: Awakened - D. La Chapelle


giovedì 16 giugno 2011

Brevi considerazioni dal sud-Italia


Si è conclusa da alcuni giorni la manifestazione GAF (Giovane Arte Fiera) tenutasi a Scicli (RG), dove si è potuto assistere ad un approccio nuovo all'arte contemporanea nella Sicilia Sud/Orientale, attraverso l'esposizione coadiuvata da Antonio Sarnari e dal gruppo Asterisco.


Gli elaborati di alcuni artisti invitati presentano dei presupposti che sembrano rivoluzionare la staticità artistica locale, in un paese che in realtà è ricco di fermenti e movimenti solitamente snobbati da chi di dovere.


Qualche considerazione particolare vorrei rivolgerla alle pitture su diversi supporti della giovane Giorgia La Rocca, dalla linea decisamente fumettistica;






ed a quelle dal tratto veloce ed espressionista del moldavo Catalin Pislaru, con figure che emergono da fondi asettici;






all'operato di Massimo Cataldi con il suo esercito di soldatini in maiolica sotto forma di giocatori da biliardino, come visione di una società sempre tesa a seguire solo gli schemi imposti;




od ai fili intrecciati su foto d'epoca di Rossana Taormina, tesi a legare la memoria del tempo per non lasciarla fuggire ;






fino alle incisioni "in negativo", ma dal tratto decisamente graffiante, di Veronica Zambelli










R. Vindigni