mercoledì 27 ottobre 2010

Binario

Intessendo le filigrane del sogno e  il desiderio immane di esserci, ciascuno con i propri esclusivi occhi, sopravvivendosi,  alcuni uomini hanno creato l’Arte.


L’arte è una notte, la Notte.

Qualcuno dirà: l’arte è luce, verità (particolare), è  bellezza.
Si, per gli altri forse, non per chi crea.
Per le tele intatte, le pellicole nuove, gli spazi vuoti e le pagine bianche non c’è luce che compensi il buio che l’ha cullate, temporeggiando alla ricerca dell’attimo che è, quando si compie, perfetto.
Lo spavento egoistico di terminare la gestazione, al buio.
Per un minuto o un’ora di sole non si rinnegano i giorni torvi e torbidi del provare ad espellere senza riuscirci.
 Tutto si accende di fronte alla creazione, all’ispirazione, all’espiazione cervellotica o ingenua del gesto che agisce.
Ma l’arte è  Notte, perché comprende il sole che cala, gli spauracchi di mezzanotte, la vista offuscata delle tre del mattino e l’albeggiare.
La notte è il grido fanciullo che non abbiamo ucciso, ma dilatato in un latrato di vespa affamata, nel deserto delle coscienze aggredite dai ragni del mutuo e del per sempre giovani.
La notte è il nostro chewingum da masticare lento mentre passeggiamo in esistenze scarne di ingiurie e complimenti, epiteti e rispetto, di visioni belle e volti innocenti .
La notte è il nostro modo di stare su giove ed avere sessantatre lune nonostante siamo su questa terra e ne abbiamo solo una.
La notte è l’attesa dell’orgasmo quando l’uomo o la donna di fronte increspano le ciglia come mille onde.
La notte è una verruca che fa male ad ogni passo.
L'arte sono le nostre ali di gabbiano, mentre viviamo da scimmie.


IMG: F. Gallo - L'attesa