venerdì 13 aprile 2012

Intervista ad Ivan - Poeta di Strada


Ivan, "chi getta semi al vento farà fiorire il cielo"?

Già...ho imparato che credere fortemente nelle proprie convinzioni, anche qualora possano sembrare folli o scomode, dia, primo o poi, i suoi frutti; l'idea di fondo è sostanzialmente  esser convinti che “se ci credi primo o poi s'avvera". Di fatto, col mio assalto poetico, getto semi tra l’asfalto, voi ne fate vento soffiandone per strada le parole, poi tutti insieme terra fertile e domani primavera.





Tag e pseudonimo. Punto di partenza? Elaborazione di un tratto distintivo, forte e imprescindibile, sviluppo e distacco...


Mah...in verità il mio nome d’arte è semplicemente il mio nome; ho omesso il cognome per renderlo al tempo stesso riconoscibile e comune. Credo, per dirla in parole spicce, che chiunque sia poeta e che la “condizione di grazia” della poesia sia dovunque disciolta in noi. Inoltre sono persuaso che, nei termini del conflitto tra le mie istanze di libera espressione e il pubblico che le raccoglie, sia importante porsi in prima persona, secondo un principio di responsabilità e di convinzione delle proprie scelte. Per me, che scrivo preferibilmente alla luce del sole, sarebbe un controsenso trovare un aka; quel che cerco è un faccia a faccia per abbattere i muro contro muro, per trovare un luogo comune di contrasto dialettico.

 Tu che sei letteralmente un writer, che punta più sui messaggi, sui contenuti piuttosto che sull’estetica del lettering e dei colori, ti senti un po’ un outsider?
Tanto outsider da ritrovarmici dentro in passato...come dici sono letteralmente un writer nella sua traduzione dall'inglese, mentre altrettanto non lo sono nella realtà. Il graffitismo è differente dall’assalto poesia poiché studia ed esprime l'estetica della lettera, si muove con una componente necessaria di illegalità, è un movimento fondamentale per la cultura contemporanea che gode di buona attenzione e produce cultura underground a tonnellate. Io differentemente lavoro sull'estetica del senso e sulla somma delle lettere, ho una componente di conflitto, sì illegale talvolta, ma dialettica, mi trovo nell'emergenza di voler affermare un discorso (la poesia pubblica) decisamente malconcio ai giorni nostri. Come Art Kitchen (www.artkitchen.org) abbiamo poi diversi amici writer, abbiamo prodotto tra le mostre più importanti del decennio per le diverse arti di strada in Italia, organizziamo spesso progetti educativi e solidali che vedono coinvolti anche talentuosi graffitisti. Questo però è tutt'altro discorso.
 La poesia può essere – o deve essere -  la salvezza da tutta questa approssimazione comunicativa e, troppo spesso, unilaterale?
 La poesia è cosa di tutti e per tutti. E' salvezza e riflessione per l'animo, è la traduzione più immediata di quell'invisibile che è essenziale gli occhi e che ormai resta agli angoli della vita abbagliato dalle luci dell'apparire. La poesia è il sapore, cosa mangiare è buona o cattiva cucina. Più che gusti, vivi. Mi par tutto molto salato ultimamente se, in fondo poi, ogni "loro verità" finisce dove comincia la nostra.

C'è ancora spazio per la poesia?
Lo spazio concesso rispetto al passato è molto poco; la poesia raccontava la storia delle nazioni (Manzoni come d'Annunzio), schermiva i potenti (Dante come Pasolini), costruiva sapere popolare e immaginazione collettiva (il Futurismo per esempio). Oggi queste funzioni sono delegate a tutt'altro, ma, a dire il vero, la poesia stessa non ha saputo trovare un campo fertile di rinnovamento ed aderenza al galoppare dei tempi d'oggi. Dobbiamo iniziare a pensare che pubblicare vada inteso nella sua accezione più larga (ovvero "il rendersi pubblici"), che di lettori interessati ve ne son molto pochi ma di potenziali tantissimi, che se ogni forma espressiva ha trovato una via contemporanea per esser presente nel futuro (musica, arte, teatro, tipografia), il “tradurre emozione in parola” ha da fare altrettanto. Io preferisco non pubblicare libri per star tra i banchi di scuola con un milione di Smemorande, il venerdì a Radio Popolare, nei discorsi o per le strade. Lessing chiedeva: "ti levi tanto in alto, poeta, per non esser udito ?" 
Molto spesso i tuoi sono messaggi di libertà, di reazione nei confronti del conformismo moderno, che ci vuole sempre più distanti e soli. E’ un modo di comunicare una speranza che, in fondo, è a portata di mano e non vogliamo vedere, o è molto peggio?
E’ tutte e tre le cose in successione: c’è fango e occorre speranza, è solo lì accanto mentre noi siam invece distratti con il suo riflesso posticcio, a lungo andare sarà appunto molto peggio. Scriver, per me e credo noi tutti, è il sapere sempre possibile il riscatto di un individuo da ogni forma di oppressione violenta, è il credere che possa esservi un governo del mondo senza autorità alcuna, che la libertà si guadagni e non si compri. Avere a che fare spesso con la “materia popolare” della gente mi porta a credere che, come ho scritto con speranza e rabbia insieme, ognuno merita il regime che sopporta.



Cos’è per te la “mancanza di rispetto”?
Presenza d'arroganza.

“Un muro che dice qualcosa non può essere sporco, come invece qualcosa che si nasconde”. Stando a questa affermazione, c’è davvero tanto sporco in giro.
Tutto in ordine e niente di a posto sostanzialmente. Ormai la vita sociale e le sue relazioni navigano su un mare mosso di apparenze; sotto, c'è acqua torbida che spesso viene improvvisamente a galla. Finché c'è espressione, diversità ricercata, incontro e fermento sociale, c'è appunto qualcosa di cui interessarsi. L’ordine è immobilità non armonia, il silenzio, o nasconde tutte le parole, o è solo aver nulla da dire. 
Hai scelto volontariamente di non legare con il copyright i tuoi lavori, affinchè chiunque possa diffonderli e farli propri, a patto che preservi il contenuto e citi la fonte.
Esattamente, come dicevo il fine è pubblicare per rendersi pubblici. Inoltre mi interessano molto alcuni effetti di diffusione dei miei scritti, stesso tempo mi ha permesso di relazionarmi a molte persone altrimenti lontane, così come la loro libera circolazione è parte del loro riscontro di pubblico.

 Ti senti libero? O la libertà è un’utopia?
u - topos sta per "tendere ad un luogo senza raggiungerlo mai"...mi sento che ho sempre voglia di liberarmi.



 Ci regali una scaglia?
 Ve le regalo tutte come detto...il sapere non s'accresce se non condiviso ...



Sito web di Ivan : http://www.poesiaviva.it/ivan 



Fonti : “Il Giorno”, “EspoArte” “Panorama” ed interviste di Chiara Canali e Mattia Martini
Img : web