martedì 29 aprile 2014

Forme Uniche

Forme Uniche -questo è il link fondamentale per farsi un'idea generale del progetto di cui andiamo a parlare.




Forme Uniche è un reportage fotografico basato su ritratti diretti, quasi scannerizzazioni di volti. Volti che raccontano incroci di razze, luoghi, modi pensare, di capire, di stare nella stessa città, calpestare gli stessi luoghi. 

Volti di persone incontrate per strada e nelle piazze di Firenze.
Il progetto è nato da un'idea di Francesco Gallo e poi supportato da Marco Pieraccini.
Entrambi,orgogliosamente ammettiamo, fanno parte dell'Associazione Culturale Psike.

La realizzazione nasce dalla voglia di raccontare la città di Firenze attraverso essa stessa, concentrando lo sguardo sul puro aspetto umano. 

Ogni contatto tra fotografo e soggetto genera una immagine, una breve storia individuale, tassello di una storia più ampia, di un ritratto collettivo. 
Siamo tutti strettamente connessi, ogni nostra azione si riflette irreversibilmente su chi ci sta accanto. 
In un tempo frenetico come il nostro che ci vuole veloci ed efficienti e ci rende individualisti, nervosi ed eccessivamente chiusi, l’invito è quello di sollevare lo sguardo per guardarci veramente in faccia, apprezzando l’unicità che appartiene ad ognuno di noi, irripetibili esseri umani.

Il progetto si svolge nelle principali piazze di Firenze, la realizzazione avrà una durata di circa tre mesi a partire da Febbraio 2014. Come traguardo sono stimate circa 500 immagini che saranno pubblicate sul sito di riferimento e raccolte in un’esposizione.


E poi l'evoluzione, Forme Uniche diventa una progetto multimediale!

Per la Notte Bianca Fiorentina, cioè domani 30 aprile e notte del 1° Maggio vi aspettiamo per la versione video  del progetto,  che sarà proiettato nell'Ex Chiesa San Carlo dei Barnabiti, in Via S. Agostino 23, a Firenze ovvio, molto vicino a Piazza S. spirito.

Benvenuti tutti. Ben voluti tutti.



martedì 22 aprile 2014

Vally Nomidou - scultura vulnerabile













 La serie "Let it bleed", è uno studio su giovani donne e ragazzine, che sorprendono, oltre all'aspetto realistico della figura rappresentata, per la tecnica utilizzata: carta riciclata!
L'artista greca Nomidou utilizza un materiale di basso costo e vulnerabile per creare le sue sculture, non limitandosi a rivestire il tutto come un involucro, ma creando con la stessa carta e cartone, assemblate con colla e filo, una struttura interna intrecciata che permette alla realizzazione finale di reggersi in piedi e durare nel tempo.


Le figure sono realizzate a grandezza naturale, studiando dapprima i soggetti tramite fotografie e calchi di gesso, mentre per le sfumature cromatiche non vengono utilizzati vernici o colori, ma solo la sovrapposizione delle carte genera una sorta di pelle che lascia intravedere parte dello strato sottostante.




I soggetti presentati dalla Nomidou raffigurano delle creature delicate (donne e bambine), allo stesso tempo intrise di poesia e innocenza, che ricordano molto le ballerine ritratte da Degas, anche se in questo caso tendono a sorprenderci con la loro immobilità, lasciandoci quasi in attesa di un loro possibile e istintivo movimento.
















Rafael Vindigni

Fonti:
vallynomidou.wordpress.com
www.artesera.it













venerdì 4 aprile 2014

La Retroguardia Senese: C'è un gran bisogno di follia e di gratuità



Photo- A. Benocci

In anni in cui si mercanteggia per le briciole e si cerca di cavar guadagno anche dai sorrisi, abbiamo bisogno dell'arte e ce n'è poca. Aveva ragione Terry May quando mi ammoniva: in giro ci sono molte opere e tantissimi creativi, ma di arte ce n'è sempre poca. Parafrasando il vecchio detto è come dire: gli artisti aumentano, l'arte no. La sintesi sta nella qualità. Non è mai stato così facile mostrarsi e mostrare ciò che si fa ed è un bene; d'altra parte, se tutti urlano chi ascolterà i sussurri? Mi è sempre sembrato impossibile che ci fosse un solo Galileo, o un Newton, un Bach. Quanti non ne abbiamo conosciuto perché sono rimasti sommersi dalla storia, dalle vicende personali, o anche solo dalla timidezza annoiata?


L'archeologia intellettuale è una scienza per pochi e si nutre di dettagli trascurabili. A breve, secondo i canoni dell'esistenza umana, si assottiglierà pesantemente il numero di coloro che potranno godere del fare arte con la pancia piena. Non sarà un bene, siamo nella curva più ripida della discesa: da decenni non si osserva un genio figurativo in azione. Ci sarà stato, ovvio, ma ce lo siamo persi tutti, lui stesso non se n'è accorto, o peggio non ci ha creduto nel tempio dei sedicenti. Questo è il momento di credere nell'arte, di spronare chi la produce. Sono anni in cui essere generosi, anni in cui bisogna finanziare, acquistare il bello. È sciocco e infame ritenere l'arte superflua, quanto lo è non ritenerla un investimento collettivo. Pensate ai primi decenni del secolo scorso, al connubio meraviglioso di filosofia e letteratura, intrecciate con le arti figurative. Non sono proprio quelli gli anni delle grandi scoperte scientifiche? Ancora oggi si dimostrano le validità ardite delle teorie delle menti di allora. Io penso che quello specifico periodo storico, fatto di inventiva sferica e di tremenda crisi economica, sia stato l'innesco ideale. Tirate dentro la pancia e grattate la terra, credete in voi stessi e negli altri, ci urlano quei decenni magici.

Intorno vedo avvoltoi sazi che giocano allo strazio dei pulcini. Uccidere è naturale, torturare è umano. Mi rivolgo agli artisti: quando dovete scegliere tra svendere un'opera a chi non la saprà amare e bruciarla, ardetela in pubblica piazza, spaccatela, mangiatela, vi priverete di molto, ma accenderete un enorme impulso nei titubanti. Penso ai mercanti d'arte: non è forse vero che quando muore il cane di lì a poco anche le pulci non se la passeranno troppo bene?

Veniamo alla mostra. Ho pensato a La Retroguardia Senese come a un vetrino da microscopio, un esperimento scientifico la cui validità sta molto nella capacità di scegliere un campione significativo. Le conoscenze si muovono su piani non casuali, potrebbero ricordare il clinamen degli atomi nella filosofia epicurea, cui alcuni vollero persino affibbiare un senso di religiosità. Siamo avvicinati a chi dobbiamo incontrare? In un certo senso mi è capitato proprio questo ed ho deciso di trasformare questa attrazione in una mostra.

Le opere degli artisti esposti trasudano umanità e in virtù di questo risentono del passato che li ha nutriti e colpiti. Lo sperimentare continuo di Adriano nel suo scavare pozzi di buio negli sviluppi delle fotografie: quando tutti scattano, il fotografo fa un passo indietro, torna all'artigiano. I colori di Don Manuel Bueno Martire che così vorticosi e sessanta intasano i pensieri di figure accennate in un reale scialbo e arrendevole. Le ricerche che sfociano nell'improbabile di Niccolò Cozzi, reporter del quotidiano; particolari che egli cattura e ripropone ad un mondo che se li è persi. Saecula saeculorum l'opera senza tempo di Gaia Inglesi, sarebbe stata bella cento anni fa, lo sarà tra cent'anni. Il medioevo che risorge dal fuoco purificatore dei carboncini di Irene Raspollini: fucina di creatività e rigenerazione. La sua madonna ospita, istiga e trae linfa serafica dalle vicende caotiche di un umano simbolico e metaforico.

L'allestimento non vuol far nulla per armonizzarli, sono come gli amici che si ritrovano a una cena informale. Le loro voci risuonano attraverso la galleria, creando ognuno un perfetto assoluto relativo.

Sandro Fracasso

E'  possibile visitare la mostra con appuntamento: questo il link da seguire per maggiori informazioni Casa là Farm Gallery