In anni in cui
si mercanteggia per le briciole e si cerca di cavar guadagno anche dai sorrisi,
abbiamo bisogno dell'arte e ce n'è poca. Aveva ragione Terry May quando mi
ammoniva: in giro ci sono molte opere e tantissimi creativi, ma di arte ce n'è
sempre poca. Parafrasando il vecchio detto è come dire: gli artisti aumentano,
l'arte no. La sintesi sta nella qualità. Non è mai stato così facile mostrarsi
e mostrare ciò che si fa ed è un bene; d'altra parte, se tutti urlano chi
ascolterà i sussurri? Mi è sempre sembrato impossibile che ci fosse un solo
Galileo, o un Newton, un Bach. Quanti non ne abbiamo conosciuto perché sono
rimasti sommersi dalla storia, dalle vicende personali, o anche solo dalla
timidezza annoiata?
L'archeologia
intellettuale è una scienza per pochi e si nutre di dettagli trascurabili. A
breve, secondo i canoni dell'esistenza umana, si assottiglierà pesantemente il
numero di coloro che potranno godere del fare arte con la pancia piena. Non sarà
un bene, siamo nella curva più ripida della discesa: da decenni non si osserva
un genio figurativo in azione. Ci sarà stato, ovvio, ma ce lo siamo persi
tutti, lui stesso non se n'è accorto, o peggio non ci ha creduto nel tempio dei
sedicenti. Questo è il momento di credere nell'arte, di spronare chi la
produce. Sono anni in cui essere generosi, anni in cui bisogna finanziare,
acquistare il bello. È sciocco e infame ritenere l'arte superflua, quanto lo è
non ritenerla un investimento collettivo. Pensate ai primi decenni del secolo
scorso, al connubio meraviglioso di filosofia e letteratura, intrecciate con le
arti figurative. Non sono proprio quelli gli anni delle grandi scoperte
scientifiche? Ancora oggi si dimostrano le validità ardite delle teorie delle
menti di allora. Io penso che quello specifico periodo storico, fatto di
inventiva sferica e di tremenda crisi economica, sia stato l'innesco ideale.
Tirate dentro la pancia e grattate la terra, credete in voi stessi e negli
altri, ci urlano quei decenni magici.
Intorno vedo
avvoltoi sazi che giocano allo strazio dei pulcini. Uccidere è naturale,
torturare è umano. Mi rivolgo agli artisti: quando dovete scegliere tra
svendere un'opera a chi non la saprà amare e bruciarla, ardetela in pubblica
piazza, spaccatela, mangiatela, vi priverete di molto, ma accenderete un enorme
impulso nei titubanti. Penso ai mercanti d'arte: non è forse vero che quando
muore il cane di lì a poco anche le pulci non se la passeranno troppo bene?
Veniamo alla
mostra. Ho pensato a La Retroguardia Senese come a un vetrino da microscopio,
un esperimento scientifico la cui validità sta molto nella capacità di
scegliere un campione significativo. Le conoscenze si muovono su piani non
casuali, potrebbero ricordare il clinamen degli atomi nella filosofia epicurea,
cui alcuni vollero persino affibbiare un senso di religiosità. Siamo avvicinati
a chi dobbiamo incontrare? In un certo senso mi è capitato proprio questo ed ho
deciso di trasformare questa attrazione in una mostra.
Le opere degli
artisti esposti trasudano umanità e in virtù di questo risentono del passato
che li ha nutriti e colpiti. Lo sperimentare continuo di Adriano nel suo
scavare pozzi di buio negli sviluppi delle fotografie: quando tutti scattano,
il fotografo fa un passo indietro, torna all'artigiano. I colori di Don Manuel
Bueno Martire che così vorticosi e sessanta intasano i pensieri di figure
accennate in un reale scialbo e arrendevole. Le ricerche che sfociano
nell'improbabile di Niccolò Cozzi, reporter del quotidiano; particolari che
egli cattura e ripropone ad un mondo che se li è persi. Saecula saeculorum
l'opera senza tempo di Gaia Inglesi, sarebbe stata bella cento anni fa, lo sarà
tra cent'anni. Il medioevo che risorge dal fuoco purificatore dei carboncini di
Irene Raspollini: fucina di creatività e rigenerazione. La sua madonna ospita,
istiga e trae linfa serafica dalle vicende caotiche di un umano simbolico e
metaforico.
L'allestimento
non vuol far nulla per armonizzarli, sono come gli amici che si ritrovano a una
cena informale. Le loro voci risuonano attraverso la galleria, creando ognuno
un perfetto assoluto relativo.
Sandro Fracasso
E' possibile visitare la mostra con appuntamento: questo il link da seguire per maggiori informazioni Casa là Farm Gallery
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