venerdì 4 aprile 2014

La Retroguardia Senese: C'è un gran bisogno di follia e di gratuità



Photo- A. Benocci

In anni in cui si mercanteggia per le briciole e si cerca di cavar guadagno anche dai sorrisi, abbiamo bisogno dell'arte e ce n'è poca. Aveva ragione Terry May quando mi ammoniva: in giro ci sono molte opere e tantissimi creativi, ma di arte ce n'è sempre poca. Parafrasando il vecchio detto è come dire: gli artisti aumentano, l'arte no. La sintesi sta nella qualità. Non è mai stato così facile mostrarsi e mostrare ciò che si fa ed è un bene; d'altra parte, se tutti urlano chi ascolterà i sussurri? Mi è sempre sembrato impossibile che ci fosse un solo Galileo, o un Newton, un Bach. Quanti non ne abbiamo conosciuto perché sono rimasti sommersi dalla storia, dalle vicende personali, o anche solo dalla timidezza annoiata?


L'archeologia intellettuale è una scienza per pochi e si nutre di dettagli trascurabili. A breve, secondo i canoni dell'esistenza umana, si assottiglierà pesantemente il numero di coloro che potranno godere del fare arte con la pancia piena. Non sarà un bene, siamo nella curva più ripida della discesa: da decenni non si osserva un genio figurativo in azione. Ci sarà stato, ovvio, ma ce lo siamo persi tutti, lui stesso non se n'è accorto, o peggio non ci ha creduto nel tempio dei sedicenti. Questo è il momento di credere nell'arte, di spronare chi la produce. Sono anni in cui essere generosi, anni in cui bisogna finanziare, acquistare il bello. È sciocco e infame ritenere l'arte superflua, quanto lo è non ritenerla un investimento collettivo. Pensate ai primi decenni del secolo scorso, al connubio meraviglioso di filosofia e letteratura, intrecciate con le arti figurative. Non sono proprio quelli gli anni delle grandi scoperte scientifiche? Ancora oggi si dimostrano le validità ardite delle teorie delle menti di allora. Io penso che quello specifico periodo storico, fatto di inventiva sferica e di tremenda crisi economica, sia stato l'innesco ideale. Tirate dentro la pancia e grattate la terra, credete in voi stessi e negli altri, ci urlano quei decenni magici.

Intorno vedo avvoltoi sazi che giocano allo strazio dei pulcini. Uccidere è naturale, torturare è umano. Mi rivolgo agli artisti: quando dovete scegliere tra svendere un'opera a chi non la saprà amare e bruciarla, ardetela in pubblica piazza, spaccatela, mangiatela, vi priverete di molto, ma accenderete un enorme impulso nei titubanti. Penso ai mercanti d'arte: non è forse vero che quando muore il cane di lì a poco anche le pulci non se la passeranno troppo bene?

Veniamo alla mostra. Ho pensato a La Retroguardia Senese come a un vetrino da microscopio, un esperimento scientifico la cui validità sta molto nella capacità di scegliere un campione significativo. Le conoscenze si muovono su piani non casuali, potrebbero ricordare il clinamen degli atomi nella filosofia epicurea, cui alcuni vollero persino affibbiare un senso di religiosità. Siamo avvicinati a chi dobbiamo incontrare? In un certo senso mi è capitato proprio questo ed ho deciso di trasformare questa attrazione in una mostra.

Le opere degli artisti esposti trasudano umanità e in virtù di questo risentono del passato che li ha nutriti e colpiti. Lo sperimentare continuo di Adriano nel suo scavare pozzi di buio negli sviluppi delle fotografie: quando tutti scattano, il fotografo fa un passo indietro, torna all'artigiano. I colori di Don Manuel Bueno Martire che così vorticosi e sessanta intasano i pensieri di figure accennate in un reale scialbo e arrendevole. Le ricerche che sfociano nell'improbabile di Niccolò Cozzi, reporter del quotidiano; particolari che egli cattura e ripropone ad un mondo che se li è persi. Saecula saeculorum l'opera senza tempo di Gaia Inglesi, sarebbe stata bella cento anni fa, lo sarà tra cent'anni. Il medioevo che risorge dal fuoco purificatore dei carboncini di Irene Raspollini: fucina di creatività e rigenerazione. La sua madonna ospita, istiga e trae linfa serafica dalle vicende caotiche di un umano simbolico e metaforico.

L'allestimento non vuol far nulla per armonizzarli, sono come gli amici che si ritrovano a una cena informale. Le loro voci risuonano attraverso la galleria, creando ognuno un perfetto assoluto relativo.

Sandro Fracasso

E'  possibile visitare la mostra con appuntamento: questo il link da seguire per maggiori informazioni Casa là Farm Gallery


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