martedì 28 agosto 2012

Testarda





Sembra proprio che questa notte dovrò dormire da sola.  
La mia camera è impraticabile. L’ondata di rabbia delle tre del pomeriggio ha lasciato il letto inutilizzabile. Centinaia di foto ridotte a brandelli ricoprono lenzuola e cuscino e il sollievo non è stato poi così dirompente come speravo. Adesso sono lì, giacciono nella calura d’agosto come pezzi di un puzzle che neanche volendo si può ricostruire, ci vorrebbero mesi e ci sono così tante altre cose da fare. Di buttare via tutto per ora non mi viene voglia, alla fine è uno spettacolo così affascinante, una riproduzione concreta del mio cuore. 

L’aperitivo con Sandra è andato come doveva andare. Tre ore a parlare dei progetti futuri e ogni tanto mi veniva da ridere pensando che ancora siamo qui a progettare cambiamenti epocali e siamo già giunte alla soglia dei quaranta. Specchi inversi delle nostre provinciali madri.

Due mesi fa, dei ladri hanno svaligiato la villetta adiacente alla nostra. 
Mio fratello, suggestionabile e pavido com’è, ha contattato subito un’allarmista e dopo sei giorni avevamo un rumorosissimo impianto d’allarme che ci avrebbe protetto da questa sventura. “Soprattutto tu, sorellina, dovresti essere più al sicuro, non credo che ti lascerebbero dormire, voi donne siete sempre troppo indifese.” Bè se lo dice lui!  Non che abbia torto, ma io odio cambiare le mie abitudini. Un giro di chiavi e via, poteva bastare e poi buona fortuna!

Mio fratello è partito finalmente per un paio di giorni. Sono sola e infatti ho potuto tenere lo stereo acceso al massimo, ho fatto la doccia con la porta aperta, ho stracciato pezzi di passato, ho pianto forte dopo giorni di pianto sommesso e soprattutto ho mangiato quando avevo fame, che con lui non è possibile, perché “nella vita ci sono riti che hanno un orario preciso”. Immagino che con la sua ragazza scopi solo quando vanno a letto per dormire, mai al mattino.  Sono strani i riti.


Sono le due di notte e dalla finestra del salotto entrano sottili fili di vento ancora troppo caldo. Sto sdraiata nuda sul divano, anche dormire nuda è una cosa che non faccio più da troppo tempo. L’allarme non l’ho attivato, io non le cambio le mie abitudini. La televisione chiacchiera di fronte a me e il sonno scende a spengere il frullio inquieto della mente.  Mi risveglio che è ancora notte. Prendo il telefono le quattro e dodici, nessun messaggio, nessuna chiamata persa.  Ho voglia di fare l’amore. Cos’è che ho sognato che mi ha lasciato così l’ho già dimenticato. Stringo le gambe per non sentire la voglia. Poi mi alzo bevo un po’ d’acqua e sì, c’è un’altra cosa che non faccio da tanto tempo: masturbarmi. Non che mi sia mai piaciuto tanto farlo, ma credo che non potrei riaddormentarmi. Il divano è troppo caldo. Una volta lo facevo in bagno. Mi alzo e mi dirigo verso il bagno. Accendo la luce, mi guardo allo specchio accarezzandomi dal collo al pube. Come sono diverse le mie mani dalle sue. Cado a terra con i suoi occhi che sembrano lì a dieci centimetri da me. Li riapro mentre continuo ad accarezzarmi e vedo i trucchi e le confezioni di detersivo poggiate sulla lavatrice. Gli sportelli del mobiletto discosti. Mi alzo. Ecco cosa non mi piace della masturbazione, ha il potere di farmi sentire stupida e debole e sola. Lasciamo perdere, non sono proprio capace. 
Torno sul divano, spengo la luce e chiudo gli occhi. Ma io non ho lasciato il bagno in quel modo, i trucchi e i detersivi cosa ci fanno sulla lavatrice?
Mi alzo, giro per le sei stanze del primo piano, non c’è nessuno, ma il disordine è ovunque. I vestiti fuori dagli armadi, i cassetti dei comodini aperti. I miei libri spostati. Mi affaccio sulla tromba delle scale e chiedo : “ C’è nessuno?” Piano, poi più forte, poi urlo: “C’è nessuno? E’ brutta testa di cazzo che credi di farmi paura! Dai vieni, stronzo!”.  La luce delle scale viene accesa. Ecco ora ho paura e poi in questa casa nessuna stanza ha le chiavi, l’unica è il bagno grande. Sento i passi, sono pesanti, fanno un rumore sordo. I gradini sono ventiquattro in due rampe, quante volte l’ho contati da piccola. Corro in bagno, mi tremano le mani, chiudo la porta, lui è già arrivato al piano.  Mi appoggio con tutto il peso alla porta, cerco di girare la chiave, ma la chiave non gira. Non vuole saperne di girare. 

Lui abbassa la maniglia ed entra.


Maruska Nesti
Img:  Nobuyoshi Araki - Le donne di Araki