domenica 27 gennaio 2013

Hotel Gilgamesh #3




Il pendolo oscilla. 
No, mi sembra impossibile, sta oscillando molto veloce adesso. E’ feroce, verace, questo dondolio. Il presente è un figlio di puttana. E’ presente adesso e un secondo dopo non più. Un ciclo che si rinnova ad ogni istante e a pensarlo troppo ti fa impazzire. Verrebbe voglia di spararsi, o di lanciare pietre sul pelo dell’acqua solo per aspettare che cambi il momento.

C’è un treno in arrivo, lo sento, mi prude il cuore e il mignolo destro.
Ferite diverse, eppure ferite.



Ex Chiesa San Carlo dei Barnabiti
Via S. Agostino 23
Firenze

Venerdì 1 Febbraio 20.00-24.00
Sabato 2 Febbraio 17.00-24.00
Domenica 3 Febbraio 14.00-20.00

martedì 22 gennaio 2013

Hotel Gilgamesh # 2

Dovrei rinunciare alle mie membra.
Smembrarmi.

O cercare l' amore.
Amarmi.






Artisti

Manuel Arrighi +  Matilde Atzori
Enrica Berselli 
Silvia Berton + Rosamaria Caputi
Jacopo Dimastrogiovanni 
Domenico Fogliaro 
Francesco Gallo 
Filippo Manfroni
Maruska Nesti + Stefania Rubeo
Marco Pieraccini
Loredana Raciti 
Benedetto Rubanu 
Rossana Taormina 
Paolo Vermigli 
Rafael Vindigni 
Marco Viola

mercoledì 16 gennaio 2013

Hotel Gilgamesh #1

Ho occhiaie dipinte da migliaia di giorni e il mare è una scorza vestita di scuro.
Le stelle, galassie, con una loro andatura e il mare è una veste dipinta di scuro.

Siamo in attesa. 
Tutti gli ospiti dell'hotel lo stanno aspettando. Gli ho fatto vedere alcune delle fotografie più famose di lui e, a parte i soliti misantropi autistici, gli altri sono stati pervasi da una certa fibrillazione. Sia gli uomini che le donne. L'effetto è stato paritario.
Ho dovuto dirglielo. Sì, è stata una mia scelta. Io l'ho contattato!
Se fosse arrivato d'improvviso avrebbero pensato che fosse uno come loro: catapultato qua da un destino che ha messo mano alle loro vite precedenti. 
Un altro disperso in questo frammento di spazio sconosciuto.
No. Lui arriva qui volontariamente. Precettato dalla mia richiesta di cambiare lo status quo, per primo quello architettonico e urbanistico, e poi, sono sicura, modificherà lo stato delle relazioni di noi abitanti di questo colle amorfo, babelico, spesso psicopatico.

La signora della stanza 413 è venuta dieci minuti fa, qui al banco della hall, a chiedermi se c'è un orario preciso di arrivo. Le ho risposto di no. Impossibile dire quando gli scambi dei binari direzioneranno il treno verso di noi. Il capostazione, un nano vestito di verde, col cappello rigido e un ghigno sul muso, gli indicherà la strada più rapida per giungere all'Hotel Gilgamesh. 

Io sarò qui, come sempre.



"Hotel Gilgamesh"

Ex Chiesa San Carlo dei Barnabiti
Via S. Agostino, 23
Firenze

1-2-3 Febbraio 2013

mercoledì 2 gennaio 2013

Graffito a Gogò!!! Who is Banksy?



Street art è il nome dato dai media per definire l'arte che si svolge, legalmente o illegalmente per strada, con l'ausilio delle tecniche più disparate.
A quasi 30 anni dalla sua comparsa questo fenomeno socio-culturale ha provocato una particolare rilevanza sulla creatività contemporanea, apportando numerose influenze sulle arti visive di tutto il mondo. E un graffito non è certo un quadro o una fotografia che una persona può portarsi a casa proponendolo solo ad amici e parenti oppure pagando un biglietto per essere visionato in un museo, perché è sotto gli occhi di tutti, e sono davvero numerosi gli spettatori di strada che può vantare.

Quando un “disegno” presenta un tema direttamente traducibile da qualsiasi comunità sociale, allora l'artista ha raggiunto la comunicazione desiderata.



Il nome più diffuso della street art porta il marchio di Banksy. Attivo tra Bristol e Londra dai primi anni del 2000, conosciuto in tutto il mondo per i suoi graffiti, mantiene ancora nell'anonimato la sua vera identità. Così mentre tutti tentano di essere famosi e conosciuti, lui riesce a nascondersi nell'ombra. 
Le sue opere realizzate con la tecnica dello stencil sono spesso a sfondo satirico e trattano argomenti di politica, cultura ed etica.


I Rats sono una serie di graffiti raffiguranti dei topi intenti in solite azioni umane e con diversi cartelli e simboli di pace e anarchia. Questi sono iniziati ad apparire intorno agli anni '70 nella città di Bristol, per poi trovarli sui muri delle più grandi città, come Londra, Parigi, New York.




Tra i suoi murales più famosi troviamo la scena con gli attori di Pulp Finction che stringono delle banane al posto delle pistole, i due bobbies gay che si baciano in un angolo di strada o il manifestante imbavagliato che è pronto a lanciare un mazzo di fiori piuttosto che una bomba. Tutti trattano una politica anti-guerra, enneggiando alla pace e all'amore.






 

Sulla stessa linea troviamo anche i graffiti realizzati in Cisgiordania, sulla barriera di separazione israelita, dove attraverso l'uso di diverse tecniche, Banksy realizza dei tromp l'oeil creando degli “squarci” che permettono di vedere cose c'è dall'altra parte della barricata o riproduce la sagoma di una bambina attaccata a dei palloncini che vola in alto proprio con l'intenzione di varcare questo muro.

Decisamente spietato si è dimostrato nei confronti del merchandising più imponente, prendendo dei grandi marchi conosciuti per ridicolizzarli con la loro stessa pubblicità. In questo modo troviamo come dalla foto di Nick Ut nota come “Napalm Girl”, la bambina che in quel caso si allontana nuda e devastata da un attacco in Vietnam qui viene accompagnata per mano dai volti sorridenti di Topolino (simbolo dell'industria Walt Disney) e del pagliaccio (simbolo di MacDonald). Con la sagoma dei prodotti di quest'ultimo colosso alimentare troviamo anche un cavernicolo che in tutta tranquillità si allontana per consumare il suo pasto.

La sigla di un episodio dei Simpson, che vede la sua prima uscita nell'Ottobre del 2010, porta la sua firma. Infatti Banksy disegna lo storyboard e dirige la famosa “scena del divano” che si trova in ogni puntata del cartone. Nella prima parte si svolge in maniera piuttosto consueta, ma è nella seconda che l'artista ci fa vedere quello che accade dietro le scene: disegnatori e lavoratori asiatici e specie animali protette, producono in condizioni disumane le scene e i gadget dei personaggi. La sequenza mostra infatti, provocatoriamente, immagini dello sfruttamento della manodopera minorile e  della violenza sugli animali. Ad esempio i pupazzetti che raffigurano Bart Simpson hanno un involucro ricavato dalla triturazione dei gatti. Il tutto si conclude con la celebre immagine Fox che troviamo all'apertura di diversi film trasformato però in carcere di sicurezza. Questi disegni ovviamente provocarono molta indignazione ai cittadini americani.

Rafael Vindigni