in modo così coerente
che io la faccia mia
una volta per tutte
te ne libererai
Gli autori di libri sono in costante aumento, di pari passo i lettori calano.
Con questa
premessa, l'editoria è sempre di più un affare di testi prodotti a proprie
spese. La strada principale di queste imprese editoriali è lastricata di premi
inventati ad arte (premio letterario della lettiera d'oro, gran premio
onorario di bagno di sopra etc.).
I vincitori, gonfiato l'italico petto, si
frugano in tasca per dare alle stampe la loro prestigiosa produzione. Il
ragionamento che va per la maggiore è: <<Ho vinto, sono il migliore,
tutti lo devono sapere>>. Così le discariche si riempiono delle copie mai
scartate di questi nuovi pluripremiati. I loro fortunati amici e parenti si
ritrovano sul comodino prose imbarazzanti e storie spesso
sconclusionate.<<L'hai letto? Splendido vero? Hai notato che ti cito a
pagina 12, si dai, era il minimo: Dopo che abbiamo condiviso tutto, farti partecipe della mia gloria
immortale!>>.
Negli anni il numero di ore che dedichiamo alla lettura è
decollato in virtù dell'uso di internet. Di pari passo la qualità di ciò che
leggiamo è crollata. Deve essere subito assimilabile, pillole di concetti di
pronta fruizione. Conseguenze immediate, ne sono: la morte della grammatica,
dello stile, suicidio premeditato della punteggiatura e autolimitazione della
frase a un pugno di parole, modulo all'inglese. Se i pensieri ora iniziano con
congiunzioni, se le frasi finiscono con dodici punti interrogativi, o
escalamativi, visto che il dubbio è solo una variante della certezza, lo
dobbiamo agli strenui difensori del take away culturale. La lingua evolve e
non puoi certo essere tu ad arrestarla. Premesso che non è che si frema dal
desiderio di essere travolti dal treno in corsa dell'ignoranza, cosa ci stanno
a fare sulla terra quei quattro disperati che oltre a saper pensare, sanno
ancora scrivere? Si potrebbe azzardare che meditino di darsi agli stucchi
veneziani. Al contrario è la cosiddetta onda perfetta da cavalcare. Un paio di
apparizioni televisive e il peggio del peggio è best seller. Del centinaio di
libri che insulto ogni anno, molti sono italiani. Ci telefonano questi autori o
parlano dalla doccia, di certo non scrivono, non a cervelli intelligenti. Al
liceo c'era sempre quel compito di latino di metà febbraio che proponeva una
versione di Tacito, non Cesare, macchè Plinio, no proprio Tacito. Il massimo
piacere non era tanto il buon voto, quanto il disinnescare l'elegante struttura
che racchiudeva, spessissimo, massime esaltanti per la formazione di giovani
escursionisti del sapere. Chi ha una dote ha anche una responsabilità nei
confronti degli altri. Chi ne ha due è condannato. Allora iniziate a scrivere,
rileggetevi fatevi leggere, confrontatevi e poi riprendete, da capo. Quando
avete una buona idea con il difetto di essere complessa, ricordate che non
sempre la si può esprimere in modo facile. Non vi capiranno molti facilisti,
quelli che recitano: <<se t'è ben chiaro lo devi poter spiegare anche a
tua nonna>>, vanno ammaestrati al favoloso universo post nonna. Al di là
delle massime da bar e del semplice ad ogni costo, ci sono le storie che non
siamo riusciti a vivere, le persone che proprio non capiamo, le vicende che ti
lasciano il desiderio di riavvolgerle, di riascoltarle. È per loro che si
scrive, per loro e per noi stessi, che così tanto sappiamo amare lo scritto,
che ci siamo dimenticati la fatica che si fa per contenerlo. Questa sensazione
non si traduca in testi autoreferenziali e privi di connessione con l'umano. Le
parole sono una forma di comunicazione, al di là di suono e sintassi;
rendiamogliela dura ai semplicisti, con quella pedante cura del dettaglio, che
solo chi sa di non aver tempo per riscrivere due concetti semplici per
esprimerne uno complesso, sa scovare. Siate spietati con chi si prende gioco
del vostro tempo e della vostra intelligenza; sanno che ci sono rime che
funzionano sempre. Che funzionavano, mi sento di rispondere.
Sandro Fracasso
Img: Irving Penn