Sembra proprio che questa notte dovrò dormire da sola.
La mia camera è impraticabile. L’ondata di rabbia delle tre del pomeriggio ha
lasciato il letto inutilizzabile. Centinaia di foto ridotte a brandelli
ricoprono lenzuola e cuscino e il sollievo non è stato poi così dirompente come
speravo. Adesso sono lì, giacciono nella calura d’agosto come pezzi di un
puzzle che neanche volendo si può ricostruire, ci vorrebbero mesi e ci sono
così tante altre cose da fare. Di buttare via tutto per ora non mi viene voglia,
alla fine è uno spettacolo così affascinante, una riproduzione concreta del mio
cuore.
L’aperitivo con Sandra è andato come doveva andare. Tre ore a parlare dei
progetti futuri e ogni tanto mi veniva da ridere pensando che ancora siamo qui
a progettare cambiamenti epocali e siamo già giunte alla soglia dei quaranta.
Specchi inversi delle nostre provinciali madri.
Due mesi fa, dei ladri hanno svaligiato la villetta
adiacente alla nostra.
Mio fratello, suggestionabile e pavido com’è, ha contattato subito
un’allarmista e dopo sei giorni avevamo un rumorosissimo impianto d’allarme che
ci avrebbe protetto da questa sventura. “Soprattutto tu, sorellina, dovresti
essere più al sicuro, non credo che ti lascerebbero dormire, voi donne siete
sempre troppo indifese.” Bè se lo dice lui!
Non che abbia torto, ma io odio cambiare le mie abitudini. Un giro di chiavi e
via, poteva bastare e poi buona fortuna!
Mio fratello è partito finalmente per un paio di giorni.
Sono sola e infatti ho potuto tenere lo stereo acceso al massimo, ho fatto la
doccia con la porta aperta, ho stracciato pezzi di passato, ho pianto forte
dopo giorni di pianto sommesso e soprattutto ho mangiato quando avevo fame, che
con lui non è possibile, perché “nella vita ci sono riti che hanno un orario
preciso”. Immagino che con la sua ragazza scopi solo quando vanno a letto per
dormire, mai al mattino. Sono
strani i riti.
Sono le due di notte e dalla finestra del salotto entrano sottili fili di vento
ancora troppo caldo.
Sto sdraiata nuda sul divano, anche dormire nuda è una cosa che non faccio più
da troppo tempo. L’allarme non l’ho attivato, io non le cambio le mie
abitudini. La televisione chiacchiera di fronte a me e il sonno scende a
spengere il frullio inquieto della mente.
Mi risveglio che è ancora notte. Prendo il telefono le quattro e dodici, nessun
messaggio, nessuna chiamata persa.
Ho voglia di fare l’amore. Cos’è che ho sognato che mi ha lasciato così
l’ho già dimenticato. Stringo le gambe per non sentire la voglia. Poi mi alzo
bevo un po’ d’acqua e sì, c’è un’altra cosa che non faccio da tanto tempo:
masturbarmi. Non che mi sia mai piaciuto tanto farlo, ma credo che non potrei
riaddormentarmi.
Il divano è troppo caldo. Una volta lo facevo in bagno. Mi alzo e mi dirigo
verso il bagno. Accendo la luce, mi guardo allo specchio accarezzandomi dal
collo al pube. Come sono diverse le mie mani dalle sue. Cado a terra con i suoi
occhi che sembrano lì a dieci centimetri da me. Li riapro mentre continuo ad
accarezzarmi e vedo i trucchi e le confezioni di detersivo poggiate sulla
lavatrice. Gli sportelli del mobiletto discosti.
Mi alzo. Ecco cosa non mi piace della masturbazione, ha il potere di farmi
sentire stupida e debole e sola. Lasciamo perdere, non sono proprio capace.
Torno sul divano, spengo la luce e chiudo gli occhi. Ma io non ho lasciato il
bagno in quel modo, i trucchi e i detersivi cosa ci fanno sulla lavatrice?
Mi alzo, giro per le sei stanze del primo piano, non c’è nessuno, ma il
disordine è ovunque. I vestiti fuori dagli armadi, i cassetti dei comodini
aperti. I miei libri spostati.
Mi affaccio sulla tromba delle scale e chiedo : “ C’è nessuno?” Piano, poi più
forte, poi urlo: “C’è nessuno? E’ brutta testa di cazzo che credi di farmi
paura! Dai vieni, stronzo!”.
La luce delle scale viene accesa. Ecco ora ho paura e poi in questa casa
nessuna stanza ha le chiavi, l’unica è il bagno grande. Sento i passi, sono
pesanti, fanno un rumore sordo. I gradini sono ventiquattro in due
rampe, quante volte l’ho contati da piccola.
Corro in bagno, mi tremano le mani, chiudo la porta, lui è già arrivato al
piano.
Mi appoggio con tutto il peso alla porta, cerco di girare la chiave, ma la
chiave non gira. Non vuole saperne di girare.
Lui abbassa la maniglia ed entra.
Maruska Nesti
Img: Nobuyoshi Araki - Le donne di Araki
|