Cos’è un’ ossessione?
Se ricorriamo alle definizioni da dizionario possiamo estrapolare, in primo
luogo, che essa è un fenomeno patologico che si impone ineluttabilmente ad un
individuo come una rappresentazione mentale, la quale causa sentimenti di
ansia. Per controllare tale sentimento di ansia una persona compie gesti
rituali e determinati, che lo calmano solo apparentemente o comunque per breve
tempo, in modo da non rimanere fissato su tali pensieri. Il fatto che
l’ossessivo compia tali gesti per mitigare l’ansia presuppone la sua
consapevolezza sulla base insensata delle sue idee, ma l’unica cosa che riesce
a fare è attuare un rito, una cerimonia che probabilmente ha radici infantili-
adolescenziali.
Il primo che mi viene in mente, essendo una scribacchina ,
è il Commissario Montalbano che ogni volta che deve parlare al telefono con il
Signor Questore, inizia a ripetersi le tabelline per acquietare l’attesa di
render conto alle Autorità del suo operato.
Se andiamo a cercare nei libri di psicologia, il
comportamento ossessivo-compulsivo è diviso in sette ramificazioni specifiche,
tutte collegate comunque al controllo della realtà e del mondo circostante.
Ossessivi per igiene e batteri che si lavano mani fino a provocarsi lesioni;
ossessivi sul controllo degli oggetti che contano e ricontano le cose che hanno
intorno o che tutto sia lasciato proprio come era dieci minuti prima.
Ma a noi ciò interessa il giusto, dato che tali
classificazioni sono forse un po’ vecchiotte per ciò che siamo diventati, per le ossessioni che nell'ultimo ventennio ci hanno invaso. Una
nuova ossessione molto in voga e di cui anche io sono schiava è quella dell’informazione.
Essere informati, sempre, costantemente. Sapere cosa succede nel mondo come se
il nostro cuore non potesse battere e il nostro cervello lavorare senza sapere se in Turchia mietono il grano, oppure se in Pakistan le forze Onu hanno benzina. Metti caso scoppia una guerra? C'è un terremoto in Groelandia? La Russia decide di far guerra alle Isole Cayman?
E
allora se passiamo troppo tempo nella natura, distaccati dai mezzi di
comunicazione e informazione,respiriamo con maggior forza di quella che i
nostri polmoni ci richiedono, con molta maggior forza dei disintossicati dal
mondo virtuale. Compensiamo con i respiri le nostre ansie.
Ma tutto questo discorso si vuole solo avvinghiare
all’ossessione nell’arte ed ai suoi effetti. Perché i comportamenti ossessivi
nell’arte sono stati molteplici e non certo possiamo farli risalire alla
definizione psicologica di disturbo ossessivo-compulsivo. Grazie a questi
comportamenti ci è pervenuto un materiale immenso che i libri di arte
classificano di solito sotto il nome di temi comuni, idee portanti, studi o
ancor peggio di Serie.
Chi iniziò non si sa, ma mi piace ricordarvi l’ossessione
di Michelangelo per il corpo umano maschile in movimento. Omosessuale latente e
cristianissimo, studioso di anatomia, fino al giorno prima di morire ha
scolpito e dipinto muscoli virili e volti. Oppure Raffaello che della Madonna con
Bambino ne fece quaranta copie. Vogliamo poi parlare degli studi sulla luce del
Caravaggio?
Ma facendo un salto di qualche secolo troviamo i girasoli di Van Gogh, le
ninfee di Monet, l’urlo di Munch riprodotto cinquanta volte, gli squarci di
Fontana e l’ossessione per la femminilità di Dalì.
Anche io ancora oggi torno su alcuni miei testi
perfezionabili, perché l’idea che abbiamo visibile nella mente possa concretizzarsi
in maniera anche violenta sulla tela, la pietra, la pagina, la carta
fotografica.
Perché l’idea è una visione di una cosa meravigliosa, mai perfettibile, solo perfetta, ma noi umani per raggiungerla dobbiamo riprodurla, con sofferenza e
determinazione, tante e tante di quelle volte solo per dargli un barlume, una
somiglianza a quel qualcosa di impressionabile che ella è.