L’inverno mi ha infilato la sua mano ghiacciata nel midollo
e tutti i peli che prima si arricciavano come code di porco
sono ora dritti come gli aculei di un porcospino. . brizzolato.
Sorge dal danubio – lontano, molto lontano quindi –
il prisma che illumina le feste natalizie:
questo cuore col megafono che urla ad ogni sguardo scrociato.
“Sono ancora ferma là sulla terrazza che affaccia sull’uscita
del Vasco De Gama Commercial Center di Lisboà a guardare
quei volti che mai rincontrerò e che mai ho incontrato e memorizzato
ma volevo vedere, vivere, credere, sentire; senza mai immergermi
troppo nella loro miseria, adombrarmi incoerente nella loro solitudine:
viscida, inerme, sprezzante, candida come neve, pulita come fango.”
Non c’è religione, né matematica, né tecnica artistica, né lingua che tiene:
sto gemendo per le convulsioni di un intestino qualunque.
Inverno vaccante: pascoli di mitologiche unioni familiari.
Abbracci abbraccianti, carezze carezzevoli, tiamo tiamanti
niente spacca il ghiaccio nei tunnel dell’A1.
Milano Bologna Firenze Roma Napoli : stupide solitudini eliciate da debiti individuali.
Scimmie antropomorfe i bambini negli ipermercati,
anaffettive parentesi di compere che saziano coscienze incoscienti – o coscienti -
“mi sporchi le scarpe” “mangia” “grida””urla”.
Bambino reagisci, l’adulto ti schiaccia, ti rottama, ti strappa, ti ricuce . Male.
Sputagli non nel viso, no, nell’anima.
Gente avvizzita gongola di fronte ai maccheroni nell’autogrill.
Dove hanno messo il mio posto? Qui? Il mio posto? Qui?
Fosse il cuore di un mulo il mio oggi sarei felice,
avrei scalpitato ghignando tra autovelox e maghrebine accese
- come stelle, come lampade al led, come cromosomi spasticanti nella nebbia del caso -
avrei acquistato inutili regali per inutili persone e invece
ho pensato a me.
Ho acceso il megafono del mio cuore.
Maruska Nesti
IMG: Pregnant Woman - D. Hirst