Sui margini degli argini di un torrente, le bambine camminano
come lucertole.
Hanno imparato ad amare il sole, ad andare lente e capire i movimenti
circostanti dai rumori che l’erba suona. Sanno riconoscere il fruscio del vento
tra il rosmarino selvatico e la pancia della biscia uscita dall’acqua, che struscia tra terra e cielo per preparare
l’agguato.
Le bambine sanno che non si devono fermare. Se si
fermano il mondo impazzirà di dolore.
Un giorno hanno visto un cipresso. Era alto e scuro come un
generale nazista. Presenziava e non viveva. Non hanno avuto paura, ma pena nel guardarlo. Era spoglio nella parte bassa. Lo
avevano ripulito dei rami irregolari della nascita per renderlo pennello
perfetto per un paesaggio.
Un paesaggio distorto da un poeta impazzito.
E le lucertole continuano a camminare lente e vedono le
pannocchie del mais diventare gialle. Le vedono mentre vengono colte, ma non sanno delle bocche che le ingurgiteranno
né degli stomaci che le digeriranno. Le lucertole non sanno niente. Loro vedono
i colori. Loro vedono le cose del mondo cambiare forma, dimensione e toni. Non
sanno se le pannocchie marciranno in un fienile o in una pubblica piazza, non
sanno se verrano trasformate in snack o olio per motori.
Non sanno.
E’ per questo che le lucertole e le bambine non si devono
fermare perché sennò il mondo impazzirebbe.
Una mattina, una lucertola bambina incontrò una lucertola
bambino e il loro fu un incontro scontrato o uno scontro incontrato, perché
entrambi avevano solo visto la metà precedente del loro camminare. Il margine
dell’argine del torrente era lo stesso, ma c’è chi va dalla foce alla sorgente
e chi dalla sorgente alla foce. Con allegria. Con spensieratezza, incoscienza. C’è chi ci mette troppa coscienza.
Gli occhi che vedono sono i miei, i sensi acutizzati su stimoli diversi li
sento io, non tu. C’è chi viene dal verde rigoglioso bagnato dei tramonti su
acque aperte e va verso un’aridità di zolle frantumate e chi dalle zolle
frantumate parte verso ridenti paesaggi immaginari, ma sempre più concreti via
via che le zampe ti portano avanti.
Le lucertole, i bambini e le bambine non possono fermarsi. Se
loro non vedono, nessuno vedrà e il mondo in un secondo impazzirà. E’ già
successo. No?
A mezzogiorno le due lucertole che provavano a scansarsi e
guadagnare il terreno preceduto dall’altro, compresero che non avrebbero risolto niente: quel
twist, quell’ attorcigliare di movimenti di gentilezza e sarcasmo non si dileguava e allora si baciarono. Si baciarono come si
baciano gli adulti innamorati. Il tramonto arrivò in un soffio, l’alba in uno
zefiro, poi fu di nuovo mezzogiorno e le lucertoline ancora si baciavano.
Arrivo la tramontana di un altro tramonto e il levante di un’altra alba e loro
erano ancora ferme nelle loro bocche che cercavano di capire perché due esseri
viventi distinti erano divenuti un essere solo. Perché entrambe erano divenute
solo bocca.
La pioggia un pomeriggio iniziò a cadere lieve e le
scintille di luce impregnarono le squame dei loro corpi.
I pensieri ovattati dal corpo si sprigionarono in parole.
Io voglio vedere la foce.
Io voglio vedere la sorgente.
Il vento le spostò e il cammino riprese . Era cambiata la grafia. La penna
poggiava diversa sul foglio. Le effe erano più marcate, le a più arrotondate. I
passi delle lucertole divennero più cauti. La paura più intrinseca, pregnante.
Un sole digrignante nella sua austerità portò sollievo al sangue freddo delle
arterie, gli impedì di morire a pancia all’aria sul greto di un torrente
divenuto rigagnolo.
I gatti miagolarono per mesi, le anatre starnazzarono solo di notte. Io e te già vivevamo vite divise.
Le lucertole camminavano.
Le lucertole, le bambine e i bambini non andrebbero mai
fermati, questa terra imploderebbe.
Le due lucertoline che per due giorni si baciarono non si
rincontrarono mai, ma entrambe videro la loro meta, foce o sorgente che fosse.
Non la videro con gli occhi che la nascita gli aveva dato. Occhi individuali di
individuo.
La videro come un ritorno all’origine.
Se in questa favola c'è un senso o una morale, ebbene non dobbiamo mai soffocare le risa e le grida di chi non ha paura. Soprattutto se siamo noi.
Le donne si amano a vent’anni.
Le lucertole per sempre.