martedì 1 febbraio 2011

Psike intervista Francesco Gallo

Francesco Gallo è presente alla mostra "La differenza tra l'inferno e il paradiso è nell'uso dei cucchiai" con l'opera Re-Azioni, trittico di fotografia digitale.
Tarantino di origine, insediato a Firenze, è stato tra i finalisti del Premio Celeste 2010.
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Tutto si spiega. E’ un modo di dire, un intercalare dialogativo quando tasselli disparati confluiscono in un insieme che assomiglia ad un tutto. Hai mai avuto questa sensazione all’inizio o durante il tuo percorso artistico?

Mai avuto la piena consapevolezza di niente. Quando l'emisfero destro del mio cervello concepisce un'immagine essa viene dettata da un bisogno, da un istinto, dalla necessità di realizzazione visiva. Qualsiasi input esterno può interessarmi, un suono, un colore, un volto. Ma quando mi trovo davanti all'immagine finale ecco ricomporsi pezzi della mia persona, delle esperienze mie e di chi mi sta vicino, è come una retina sottile con cui passare al setaccio sogni e bisogni della mia specie. Poi guardare all'interno e vedere cosa rimane, impastare il tutto con una buona dose di respiro e spargere il risultato su carta. E' solo una ricetta.

Doveva essere un Re, invece è un fante.  Non è una domanda, ti chiedo un’interpretazione libera.

Vedo una scacchiera. Il fante muove in diagonale, il Re solo dritto davanti a sé oppure torna sui propri passi. A volte la scelta di percorrere strade meno "convenzionali" premia e porta alla vittoria. Non importa la potenza di fuoco dell'avversario, fondamentale è la strategia: saper attendere e colpire al fianco. Fare Arte, tentare... nell'era dell'immagine è usare tecnica, strategia. Idee. 


L’opera a cui assomigli, tua o di qualsiasi altro artista.

Non esiste mai UN'opera. Ma esistono frammenti di opere. Guardo a me come una tela di Valls, una qualsiasi, con i colori di Hussar e i graffi di Nerdrum.



IMG: D. Valls; O. Nerdrum; M. Husser

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