E mentre la mostra riapre anche per questo fine settimana, andiamo a conoscere ed interrogare Keziat, indubbiamente un'artista visionaria.
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Tutto si spiega. E’ un modo di dire, un intercalare dialogativo quando tasselli disparati confluiscono in un insieme che assomiglia ad un tutto. Hai mai avuto questa sensazione all’inizio o durante il tuo percorso artistico?
Nel 2009 ho cominciato a sperimentare anche il video come mezzo di espressione artistica. Non l’avevo mai fatto prima, anche se era in progetto da anni, e nel realizzare il mio primo cortometraggio “Memoria di un folle” ho provato proprio questa sensazione: unire migliaia di disegni in sequenza per formare un tutto, che trasmettesse fino in fondo il mio incredibile micro mondo visionario.
In generale quando lavoro su una nuova opera provo sempre una sensazione simile perché all’inizio sono totalmente influenzata da forze emotive contrastanti, ricordi e stati d’animo legati anche al mondo che mi circonda. E solo quando è completamente finita capisco di aver concretizzato tutto ciò che avevo in testa.
Doveva essere un re, invece è un fante. Non è una domanda, ti chiedo un’interpretazione libera.
A volte quello che vediamo non è ciò che sembra. Mi fa venire in mente il mio approccio ambiguo con il mondo reale. Vivendo infatti sempre un pò tra la realtà e l’immaginazione mi capita spesso di vedere la stessa cosa in due modi differenti. Una è quella reale, l’altra è una mia interpretazione.Il mio lavoro è pieno di questi capovolgimenti di ruoli perché mi piace molto decontestualizzare tutto per ricostruire all’infinito. Scavare all’interno delle cose per svuotarle del loro significato e nello stesso tempo trovarne altri diversi. Ed è così che l’essere subisce infinite metamorfosi.
In generale, tutte le mie ultime opere mi assomigliano e rispecchiano esattamente quello che sono io, in quel periodo della mia vita. Le considero una mia proiezione, un mio prolungamento.
IMG: "memoria di un folle" -"Seduto su un albero" - "l'albero dei sogni":particolari - Keziat.
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